ALTARE MAGGIORE

Associazione Vorona Verde Di san Vito

Associazione Vorona Verde Di san Vito

Da manuale Dell’associazione Corona Verde di San Vito

Immagini e foto Franco Mottura testi di Gianfranco Martinatto

L’ Altare Maggiore originariamente era addossato al muro di fondo.

Lo spostamento fu eseguito a metà del 1800 per volere del Vicario Don Giovanni Bernero, per far posto al coro.

L’altare è realizzato in parte in marmo ed in parte in stucco lavorato a finto marmo.

Sui portali laterali di accesso al coro dal presbiterio sono collocati due busti reliquiari di Sant’Urbano e di San Desiderio, Vescovi.

Altare Maggiore Busti Reliquiari Chiesa San Vito Piossasco

Busti Reliquiari

Trattasi di reliquiari donati nel 1747 dal vescovo di Torino, Roero, che fino agli anni ‘50 venivano portati in processione, nel mese di settembre, dalla Chiesa della Confraternita del SS. Nome di Gesù.

Per i “vecchi” piossaschesi sono noti con i nomi di “o Pech e o Clino”.

Il tabernacolo

Il tabernacolo originale venne distrutto nei giorni che precedettero la Battaglia della Marsaglia (4 ottobre 1693) dall’esercito francese al comando del generale Catinat. Venne profanata la chiesa di San Vito, rubati i vasi sacri e disperse le ostie consacrate.

Nel periodo della Guerra della Lega di Augusta (1692-1699), così come in tutte le guerre, molte devastazioni e soprattutto saccheggi furono compiuti dagli eserciti francesi nelle chiese.

L’attuale tabernacolo è del 1728.

Il Crocifisso ligneo sopra l’altare è della prima metà del XIX secolo. Fu donato dal Canonico Giuseppe Fornelli nel 1932 in occasione del primo anniversario della sua missione pastorale nella Parrocchia di San Vito.

Crocifisso ligneo Chiesa San Vito Piossasco

Crocifisso ligneo

Sull’arco maggiore della chiesa, sopra la balaustra, compare l’iscrizione 

“I Parrocchiani adornarono MDCCCLIII”. (1853) ricorda i lavori di decorazione della volta e delle pareti voluti dal vicario Don Giovanni Bernero.

L’arco maggiore è quello che separa il presbiterio dall’aula della chiesa.

Cherubini

Cherubini Chiesa San vito Piossasco

Cherubini

Secondo la tradizione ebraica e successivamente cristiana, gli angeli sono organizzati in una gerarchia di differenti ordini, detti nel medioevo cori angelici.

Queste gerarchie consistono in figure intermedie tra Dio e gli uomini, in quanto collegano e descrivono il rapporto esistente fra l’assoluta trascendenza divina e la sua attività nel mondo.

Lo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, nel libro De coelesti hierarchia, indica alcuni passaggi del Nuovo Testamento, nello specifico la Lettera agli Efesini e la Lettera ai Colossesi sulla cui base costruire uno schema di tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori. In decrescente ordine di potenza esse sono:

  • Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni
  • Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà
  • Terza gerarchia: Principati, Arcangeli (Michele, Gabriele, Raffaele), Angeli

I cherubini nell’iconografia sono spesso rappresentati con una testa da fanciullo e due ali.

La Statua Di San Vito

Come risulta evidente dallo stemma araldico a doppio scudo

Stemma araldico a doppio scudo Chiesa San Vito Piossasco

Stemma araldico a doppio scudo

sorretto da leoni d’oro rampanti e sormontato da corona nobiliare, presente alla base della statua, i donatori furono il barone Otto Rehbinder (lo scudo di sinistra) e Cristina Piossasco De Feys (lo scudo di destra).

Il Barone, vedovo della prima moglie M. Giovanna O’More Rury Oge of Mordha, sposa in tarda età Cristina Piossasco di Feys della Volvera e  Piobesi, di soli diciassette anni.

Il dono risale probabilmente al periodo di questo matrimonio (1739) o poco dopo.

Sostenuta da basamento regolare in finto marmo la statua si eleva su un elemento baroccheggiante di color oro e argento.

La statua oggi

Collocata sul basamento, non è però settecentesca, bensì di epoca successiva, realizzata dallo scultore Antonio Brilla (Savona 18131891).

E’ stata collocata sulla base con il doppio scudo, al posto di una preesistente o di un semplice busto reliquiario dedicato a San Vito, andato perduto o forse rubato, di cui è rimasta traccia negli elenchi di fine settecento.

La statua presenta un giovane in veste romana: tunica rossa e manto azzurro, fermato sulla spalla; due angeli, avvolti nella tunica, fanno corona al martire quasi sorreggendolo nella sua elevazione.

La “macchina da processione”

è dotata ai lati di quattro candelabri a tre braccia.

Questa venne portata in processione fino agli anni Sessanta-Settanta, quando la costruzione della chiesa dei SS. Apostoli al Marchile portò alla traslazione anche della parrocchia..

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