FONTE BATTESIMALE
Da manuale Dell’associazione Corona Verde di San Vito
Immagini e foto Franco Mottura testi di Gianfranco Martinatto
Sulla parete sopra il fonte battesimale:
Il Battesimo di Gesù
Il fonte battesimale datato 1461, è l’oggetto più antico conservato nella chiesa, è di pietra bianca ormai scurita dal tempo e presenta forma ottagonale.
E’ stato oggetto di accurato restauro conservativo nei primi anni del 2000. Sull’orlo della vasca corre un’iscrizione in caratteri gotici, che dice:
“Hoc opus fecit fieri venerabilis religiosus frater Gabriel De Burriis de Plossasco, prior ecclesiæ Scti Viti, de dicto loco ad honorem Dei et Beatæ Mariæ Virginis ac beatorum martirum Viti, Modesti atque Crescentiæ et totius curiæ coelestis. MCCCCLXI“.
(Quest’opera fece fare il venerando religioso frate Gabriele De Burri di Piossasco, priore della locale chiesa di S. Vito, a onore di Dio, della beata Vergine Maria e dei beati martiri Vito, Modesto e Crescenzia e di tutta la corte celeste. 1461)
Sotto l’orlo della vasca, quattro lati dell’ottagono sono ornati dallo stemma della famiglia De Buri.
Questa scritta riporta dunque alcuni dati importanti per la storia della chiesa parrocchiale, oltre al nome dei santi titolari: la data 1461 e il mecenate, frate Gabriele de Buri.
Lo stesso stemma di De Buri
lo troviamo nel bassorilievo sulla facciata della Confraternita del SS: Nome di Gesù, più conosciuta col nome di Cappella di Santa Elisabetta.
La partizione interna della vasca battesimale aveva lo scopo di separare l’acqua benedetta pura, prima del battesimo, dall’acqua resa impura dopo l’effetto battesimale.
Il sacramento del Battesimo era conferito solo nelle chiese parrocchiali diocesane e non nei monasteri; per questo motivo il fonte battesimale venne collocato nella chiesa di San Vito nel momento in cui divenne parrocchia e frate Gabriele De Buri, sacerdote diocesano (anno 1461).
Il Registro dei Battesimi della Parrocchia San Vito comincia con l’anno 1564, secondo le disposizioni emerse dal Concilio di Trento (1545-1563). Prima del concilio non era obbligatorio tenere i registri.