1668 Visita pastorale fu effettuata da Mons. Michele Beggiamo
Per determinare la disposizione nel tempo e lo sviluppo artistico degli altari all’interno della Chiesa di San Vito a Piossasco (TO
Mons. Michele Beggiamo Arcivescovo di Torino ( precisamente il 12 e il 13 ottobre 1668)
Era priore della Parrocchia di San Vito il rev. Ippolito Garrone.
Compiuta la visita a Cumiana, l’arcivescovo salì a cavallo e si incamminò verso Piossasco.
Lo incontrarono e lo condussero a Piossasco il Conte Giacomo Piossasco de Feis e il Conte Giuseppe Piossasco di Airasca e molte altre personalità autorevoli.
In seguito l’arcivescovo si avviò verso la Chiesa parrocchiale di San Vito, dove si compirono le cerimonie di rito e benedì la popolazione. Poiché era tardi si ritirò ad alloggiare nel Castello del Conte Giacomo di Piossasco.
Al mattino seguente, l’arcivescovo si recò alla Chiesa e cominciò a visitarla minutamente, dopo aver celebrato la messa. Egli trovò bellissimo il battistero in pietra (presente ancora oggi).
Dalla visita che l’arcivescovo fece ai singoli altari, risulta che la Chiesa aveva oltre l’altare maggiore, dodici altri altari: sei nella navata sinistra, cinque nella navata opposta e uno nella cappella situata dietro l’attuale altare della Madonna del Rosario.
La cappella era dedicata alla Madonna Assunta ed era di proprietà del sig. Conte Antonio Piossasco di Beinasco che aveva lì la sua tomba di famiglia. (questa cappella è l’attuale interno dell’abside romanico).
Inizio Della visita
La visita cominciò dall’altare maggiore: esso era appoggiato al muro, non esisteva il coro attuale.
L’altare aveva un icona raffigurante i santi Vito, Modesto e Crescenzia.
L’arcivescovo ordinò che si facesse un nuovo tabernacolo a spese della Compagnia del SS. Sacramento, la quale era canonicamente eretta nella Chiesa.
L’arcivescovo continuò quindi la visita agli altari laterali partendo dal primo altare a destra dell’altare maggiore, e facendo il giro interno nelle navate laterali.
Gli Altari
1° Altare: era detto di S. Antonio da Padova. Nell’icona (quadro) era rappresentata l’Immacolata, S. Antonio da Padova e San Getulio. Era di proprietà del conte Giovan Battista Piossasco di Castagnole. (la linea dei Conti di Castagnole è una ramificazione della linea di Scalenghe).
2° Altare: dedicato alla Santissima Croce e a San Mattia. Era posto dove ora si trova la porta della sacrestia ed era di proprietà del conte Giovan Battista Piossasco di Scalenghe.L’icona raffigurava il Santissimo Crocifisso, Maria e i discepoli.
3° Altare: era del conte Giovanni Francesco Piossasco di None.
4° Altare: era del conte Giuseppe Piossasco d’Airasca.
Non è presente nessuna informazione aggiuntiva su questi due altari.
5° Altare: era intitolato della Carità, dove era eretta la Compagnia omonima, la quale comprendeva donne che si esercitavano in opere pie e di carità. Il soggetto dell’icona non è specificato
6° Altare: non era ultimato. Doveva essere della comunità, che intendeva dedicarlo a San Sebastiano. L’Arcivescovo lasciò l’ordine al Municipio di finirlo entro sei mesi, sotto pena di perdere ogni diritto.
7° Altare: apparteneva agli eredi della famiglia Ruffino.
8° Altare: altare di San Biagio che apparteneva agli eredi dei Morandetti o Moranditi.
Tutte e due questi altari erano in pessimo stato.
9° Altare: detto del Suffragio, con l’icona della Beata Vergine Maria e sotto le Anime purganti. In questo altare era canonicamente eretta la Compagnia del Suffragio.
10° Altare: intitolato alla Madonna del Rosario. Aveva una bellissima (perpulcram) icona rappresentante la Madonna, San Domenico e S. Caterina da Siena. In questo altare era eretta la Compagnia del Santo Rosario.
11° Altare: altare di Sant’Orsola e San Bernardino, era di proprietà dei conti De Feis Piossasco. Il soggetto dell’icona non è specificato.
12° Altare: posto nella Cappella dedicata alla Madonna Assunta.
Gli altari che possedevano le mense dotate di tutto il necessario erano solo due: l’altare di Sant’ Antonio da Padova e l’altare del Suffragio. Otto altari erano in muratura, mentre degli altri non è specificato il materiale.
Solamente la metà degli altari possedeva un icona, la restante metà era in pessimo stato.