Febbraio 2006
Con qualche ritrosia le scrivo, una ritrosia che nasce dalla constatazione che i problemi urgenti che la sua amministrazione deve affrontare sono seri e impegnativi tanto da farmi domandare se le mie segnalazioni e riflessioni siano in questo momento utili ed opportune.
Quel che le vorrei dire nasce da una recente constatazione.
Transitando lungo la strada che conduce al Campetto, ho notato come i lavori di ristrutturazione del grande cascinale detto della Maddalena abbiano azzerato quel che rimaneva della cappella seicentesca inglobata nel fabbricato.
Non voglio entrare nel merito se questo intervento rientri o meno in tutto quanto la legge permette, però devo rilevare alcune cose.
Quanto sta avvenendo stride fortemente con programmi e dichiarazioni di intenti, di più persone, di dare un altro volto a Piossasco.
Se questo episodio fosse nella sua gravità unico potrei concedere qualche attenuante ma purtroppo devo evidenziare che altri segnali si aggiungono a questo.
Si restaura il Mulino,
si salvano gli ingegni interni ma le due mole che per decenni hanno retto impropriamente il segnale all’incrocio di via Del Pellerino sono scomparse.
Mi auguro che qualche persona zelante le abbia riposte nell’edificio e non buttate in discarica, come qualche anno fa capitò alla posa dei morti sotto le mura del ricetto.
Anche se non più ripristinabili possono essere un elemento decorativo della nuova struttura.
Che dire poi di S.Bernardino. Credo che ogni parola sia inutile. Curare le periferie del paese è oggi un’emergenza.
L’iniziativa della collocazione delle bacheche per i “sentieri di Piossasco e Monte San Giorgio” è stata una buona idea ma se oggi nessuno se ne occupa sono soldi buttati.
L’ambiente, il paesaggio naturale piossaschese offre altre storture.
La politica ambientale dei grandi progetti, parco, differenziata ecc.ecc. dovrebbe camminare di comune accordo con la riqualificazione del verde quotidiano: curare le piante cittadine, le aiuole, creare spazi verdi per anziani, mamme e bambini.
Perché non creare un parco cittadino sul modello di quello “Della Vigna” di Carmagnola?
Sarebbe utile sistemare delle panchine anche in zone ombreggiate. È difficile per gli anziani trovare luoghi di riposo adeguati nei mesi estivi.
Un tempo Piossasco era anche un paese di ciclisti, un po’ sul modello romagnolo. Oggi i percorsi ciclabili sono pensati solo per gli sportivi che vanno verso la periferia.
Sarebbe bello poter tornare all’uso della bicicletta, e poter raggiungere in sicurezza il centro del paese.
Questo è ecologia.
In questa riflessione rientra più in generale anche l’urbanistica. Dove c’erano villette (cfr.via A.Negri) sorgono edifici a più piani che derogano da un tessuto urbano ormai consolidato.
L’armonia e l’omogeneità nelle tipologie dei costruzioni e dei quartieri è perseguita?
Dove sorgono nuovi palazzi, rachitici arbusti tentano di colmare gli spazi vuoti lasciati tra gli edifici e lungo le nuove vie.
La quantità e qualità del verde dovrebbe essere proporzionale al crescere del cemento.
Qual è la “filosofia” o almeno la logica del piano urbanistico piossaschese?
Questa riflessione non vuol essere né piagnucolosa né rivendicativa, rilevo però delle incongruenze nel paventato desiderio di dare a Piossasco un volto nuovo più armonioso, attento al presente ma anche al suo significativo passato.
Il mio modesto suggerimento sarebbe quello di dotarsi di una figura di raccordo in grado di valutare e suggerire interventi, correttivi in grado di armonizzare l’immagine della città.
La mia ritrosia iniziale nasceva dal fatto di appartenere ad una categoria strana quella degli storici-onirici che non hanno molta cittadinanza nelle stanze dei problemi seri, tuttavia confido nel suo interessamento.