Anno 2005

L’esistenza nella storia di un paese di qualche elemento significativo, che travalica i confini del locale, a volte offre l’opportunità agli storici di suscitare interessi, di innescare meccanismi di riflessione sul proprio passato comunitario.

Questo aspetto è evidente nella storiografia del paese di Piossasco.

Sono numerose le pubblicazioni che nel secolo scorso hanno preso in esame fatti, personaggi inerenti la sua storia.

La presenza di un’antica famiglia nobiliare dalle origini presabaude, che il Manno indica tra le quattro più importanti del Piemonte, ha “veicolato” attraverso le imprese, le cariche, le costruzioni dei suoi appartenenti il nome di Piossasco ben oltre gli angusti confini regionali.

Nell’Ottocento, si registra un prevalente interesse per questa famiglia in opere di carattere generale: sulla nobiltà piemontese, sulla genealogia oppure sul medio evo subalpino.

Per trovare un’estensione della riflessione storica dalla famiglia al luogo di Piossasco, dobbiamo risalire al 1845 al dizionario del Casalis.

Bardassano

Castello di Bardassano

Al 1912 quando il Guasco di Bisio pubblica una serie di documenti, giacenti nell’archivio del castello di Bardassano, riguardanti i Piossasco.

Nessuno storico fino ad allora si era occupato in modo diretto, monografico di questa famiglia, del paese che da questi prende il nome.

Questi storici del XIX secolo in genere fanno proprie le notizie, del XVII secolo, dei due Della Chiesa: Ludovico, Francesco Agostino. Poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939, si laurea a Torino presso la Facoltà di Magistero, Angelo Carpinello con una tesi dal titolo:” Gli Antichi Signori di Piossasco”.

E’ senza dubbio il primo studio rigoroso che dà avvio ad un interesse tuttora vivo per la famiglia e in genere la storia locale.

Questo lavoro

Sarebbe passato probabilmente sotto silenzio se il canonico della parrocchiale di S.Vito Giuseppe Fornelli non l’avesse citato nella sua Storia Civile e Religiosa di Piossasco del 1965.

I limiti di quest’opera di erudizione sono oggi resi evidenti dal tempo, a più di trent’anni dalla pubblicazione.

Se si vuole trovare un merito a questo lavoro, si può dire che ha contribuito a diffondere a livello popolare, per la prima volta, il poco o il tutto, ciò che si conosceva sul luogo di Piossasco e sui suoi antichi signori.

L’ ispiratore del Fornelli è individuabile in Michele Grosso, negli anni sessanta direttore dell’Archivio della Curia Metropolitana di Torino, autore di diversi saggi: tra questi una storia della Controriforma in Piemonte e una storia di Cumiana, suo paese natale.

Le ricerche del Grosso per quest’ultimo lavoro incrociarono spesso notizie sulla storia di Piossasco, queste puntualmente si ritrovano nel Fornelli.  

Bisogna attendere un’altra tesi universitaria degli anni settanta,quella di Giacomo Morello, per avere un lavoro con un’analisi storico-critica rigorosa delle fonti.

Il Morello analizza l’origine dei signori di Piossasco dal loro semplice incarico di custodi del castello all’ergersi in potente consorteria nei tre secoli dopo il mille.

Egli ricalca in alcuni punti il Carpinello nell’impianto d’analisi delle relazioni che i Piossasco hanno tenuto con le comunità ad essi sottomesse e con i principali potentati dei secoli basso medievali: i marchesi del Monferrato, i marchesi di Saluzzo, il vescovo e il comune di Torino, i Savoia.

La rigorosità e le considerazioni del Morello sono state poco sfruttate in tutta una serie di piccole pubblicazioni a livello locale, fino agli anni novanta.

I festeggiamenti per il gemellaggio di Piossasco con la città francese di Cran Gevrier

nel 1990 permise di curare un’opera, succinta, a più mani,sulla storia del paese, dove il Morello, il sottoscritto e Luciana Gonella (per un’illustrazione del patrimonio artistico), ebbero modo di riaffermare alcuni punti fermi sulla storia dei Piossasco e di Piossasco.

Questo lavoro segna, oltre al superamento del Fornelli, l’inizio di una nuova stagione della ricerca d’archivio.

Un’altra direzione anche rispetto alle pubblicazioni degli anni ottanta, tese alla salvaguardia del passato locale, dopo l’impatto con l’industrializzazione forzata, i flussi migratori, l’esplosione demografica degli anni sessanta, settanta.

In questo decennio è la storia della cultura materiale e antropologica, maggiormente rispondente al clima politico del tempo, a produrre i frutti più significativi.

Nel contesto possiamo inserire AA.VV.,La Musica, AA.VV.,Vita religiosa e comunità di Piossasco, AA.VV. Diario di Mario Davide e AA.VV., Piossasco ritrovato (1898-1960) immagini delle trasformazioni urbanistiche del paese.

La ricerca d’archivio di cui si accennava porta ad una piccola pubblicazione nel 1992 sul corso d’acqua artificiale che attraversa il paese: Il Sangonetto, le cui origini risalgono ai secoli basso medievali, causa per decenni di innumerevoli liti con i paesi confinanti della Val Sangone.

Le considerazioni da me fatte sul degrado paesaggio locale al convegno sul trecentenario della battaglia della Marsaglia in questa prospettiva nelle due occasioni confluirono tre anni dopo in un lavoro di più ampio respiro dal titolo” Paesaggi e uomini di Piossasco (XIII-XVIII secolo).

Pur occupandomi della famiglia dei conti di Piossasco nei suoi elementi di crisi e declino moderni, cercavo di spostare l’attenzione su altri elementi di ricerca come i fattori economico-ambientali e il loro mutare nel tempo.

Proprio l’Ottocento

il secolo che ci ha dato i primi spunti per una storia di Piossasco, diventa sul finire degli anni novanta oggetto di alcuni saggi di Storia economico-sociale.

Cruto

Alessandro Cruto

Nell’occasione del centocinquantesimo anniversario dalla sua nascita alcune pubblicazioni,non solo locali,si occupano di Alessandro Cruto: pioniere dell’industrializzazione piossaschese, sfortunato inventore della lampadina elettrica, oscurato da Thomas Edison.

A questo personaggio illustre vengono dedicati diversi opuscoli e alcuni libri uno di Gianni Abrile e l’altro da Maria Consolata Corti “La lampada sopra il moggio”

La vera storia della lampadina,1995 nel 1999 esce “Quella Piossasco da Bere” Storie di liquoristi e vermutieri piossaschesi (1867-1973).

L’autore Mario Cattelino lo ha visto testimone di una stagione importante della storia industriale piossaschese.

Quasi a trait-d’union, tra storia economica e storia sociale piossaschese, nel 1999 esce il saggio “Il Baccano, la storia e il fondo di musica sacra e profana della Banda di Piossasco”.

Lavoro a sei mani

curato per la parte storica dal sottoscritto, per la catalogazione da Bruno Reiteri, musicista, per l’analisi del fondo di musica sacra da Nicola Gallino.

La prospettiva è diversa da quella proposta negli anni ottanta da La Musica.

Si tratta di un ritorno dell’indagine storica su questo tema, non solo organico al 150° anniversario del sodalizio musicale.

Perché questo offre alcune prospettive di ricerca interessanti come i legami e le implicazioni sociali tra le varie componenti del paese, che ruotano attorno alla filarmonica.

Nel 2000 una pubblicazione snella a più mani patrocinata dal Comune e dalla Compagnia di S.Paolo ha reso fruibile al grande pubblico delle manifestazioni storico-turistiche regionali e provinciali, fiorite un po’ dappertutto, un secolo di riflessione e rielaborazione di storia piossaschese.

Oltre al rimasticamento dei lavori del Morello, della Gonella e miei segnalerei l’altro coautore: Franco Mottura che ha fornito rappresentazioni grafiche e illustrative di aspetti e luoghi descritti.

In due mostre: una sulla trasformazione del paesaggio piossaschese nei secoli e l’altra sui grandi avvenimenti del Novecento.

Credo che in futuro

la ricerca oltre ad un ulteriore ritorno su aspetti centrali poco indagati del medioevo ed dell’ epoca moderna si dovrebbe concentrare su gli aspetti di passaggio dall’Antico Regime alla Rivoluzione, alla Restaurazione.

Per venire al Novecento appena trascorso, bisognerebbe mettere mano alla storia “politica”, dell’industrializzazione, dei flussi migratori, dal Veneto e dal Meridione.

Piossasco ha avuto diversi medievisti e pochi cultori di storia contemporanea.

Si spera in nuove leve e in nuovi entusiasmi in modo da ricoprire con la ricerca di più e meglio il ventaglio cronologico della storia locale.

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