Alcune cose si possono dire sia come premessa sia come conclusione.
Dichiaro subito che l’intento della mia riflessione è quello di indicare un denominatore comune tra i tre ambiti e risvegliare sensibilità che non siano solo settoriali.
Lo spunto me lo porge una passeggiata pasquale verso la frazione Campetto.
L’abitudine mi porta sovente a vedere e rivedere segni della storia piossaschese, a volte semplicemente per rassicurami e rassicurare altri che un manufatto, un’opera artistica, architettonica è ancora al suo posto. Purtroppo mi accoglie una brutta sorpresa.
Inglobata nella struttura del grande cascinale detto della Maddalena, fino a pochi mesi orsono, si poteva osservare dalla luce di una finestrella il soffitto, con le sue decorazioni verdeoro, dell’omonima cappella seicentesca già dei Piossasco – Airasca.
Ora non c’è più!
Nuove finestre, muri inframezzi l’hanno cancellata. Sarebbe facile lanciare accuse di insensibilità, politiche a destra e manca.
Ma io vorrei seguire un’altra strada, sparigliare per trovare il là alla mia riflessione.
Per conservare un bene artistico, paesaggistico bisogna conoscerlo, tutelarlo, valorizzarlo. Conoscere un bene vuol dire storicamente studiarlo.
Le informazioni dovrebbero essere successivamente veicolate dalle stanze accademiche, polverose di quegli sfaccendati degli storici ai vari uffici che indirizzano la politica urbanistica.
Tutto questo alla Maddalena non è avvenuto.
E allora due stanze in più per il figlio valgono ben una cappella.
Questa è un’eccezione, diranno molti. Ma poco più in là verso la frazione Pautassa, S.Bernardino “ai Rovi” ci toglie questa illusione.
Qualcuno sarebbe felice se a questo punto tirassi fuori la parola amministrazione.
Ma io non lo faccio.
Dare la croce addosso a questo o quell’altro assessore mi sembra inopportuno visto che già in passato persone che si piccavano di attenzione alla storia e al patrimonio locale non hanno poi concretizzato molto.
Vorrei portare la mia riflessione sul tema dell’ambiente non abbandonando la storia, senza saltar di palo in frasca.
Forse che il patrimonio artistico, seppur minore, non fa parte di quel che chiamiamo ambiente?
Chi ha caro i temi della natura, del paesaggio non può non convenire che il problema della tutela e della valorizzazione sia da affrontare nella sua complessità.
Storia, ambiente, urbanistica non possono muoversi a compartimenti stagni e solo le sinergie sui saperi, sui doveri, sugli interventi possono essere un denominatore comune.
Un problema aperto è quello degli uomini.
Come si può fare una politica ambientale se non c’è un anello di congiunzione tra chi pensa il verde e chi pota le rose di una aiuola? (ma c’è un giardiniere pubblico a Piossasco?).
Dagli anni sessanta in poi Piossasco ha prodotto un numero di opere storiche, sul proprio passato, che difficilmente ha eguali in paesi vicini e lontani.
Abbiamo pensato al palmare per una visita storico-artistica al nostro patrimonio.
Eppure il riordino dell’archivio comunale langue. Molti comuni limitrofi ( vedi Val Sangone) l’hanno fatto da almeno un decennio.
Quello che la multimedialità oggi offre è il frutto preventivo delle polverose carte. Altri hanno riassettato le loro edicole, cappelle, nicchie, meridiane.
Qualche volta con dubbio gusto, magari non rispettando appieno i dettami della sovrintendenza, tuttavia hanno messo argine al degrado.
Sono certamente per la valorizzazione del parco montano del S.Giorgio,che molti ci invidiano, ma il verde pubblico è anche quello cittadino.
Pensare il verde vuol dire facilitare la madre con la carrozzina, dare sicurezza al bambino in bicicletta, orientare la panchina per l’anziano regolarmente sistemata in pieno solleone.
Se poi qualcuno riuscisse oltre a censire i grandi alberi a bagnare i piccoli alberi credo che farebbe un’opera meritoria.
La storia attraverso la “Bella Isabella” ha già fatto un mezzo miracolo. Ha unito un paese dalle molte anime nella celebrazione di se stesso, un convivio atteso per decenni.
Ora potrebbe celebrare il paese arredando una piazza desolata, valorizzando le mura del ricetto (uno dei pochi del Piemonte), ponendo mano alla sistemazione definitiva di S.Vito.
Davanti al borgo c’è ancora uno stagno medievale, una rara zona umida.
Sarebbe bello che qualcuno nel pensare alla piazza, al campanile ecc.ecc. pensasse all’area verde che lo cinge.
Prima di fare un eventuale parcheggio e asfaltare il tutto, parliamone.
La Maddalena docet.
A che prò dire tutte queste cose, neanche in buon ordine.
Piossasco non voleva puntare su una terza via che non fosse solo agricoltura e industria?
Per non restare un gran borgo che non ha più nulla del paese e non ancora quel che lo rende città, se non il nuovo gonfalone, è necessario pensarla questa città, non solo gestirla.