Continuando il nostro viaggio
da un confine all’altro del territorio di Piossasco, percorrendo la fascia collinare, a monte del centro del paese, incontriamo la cappella di San Rocco.
La documentazione la ricorda a partire dal seicento, alcuni lasciti testimoniano la sua presenza.
Viene censita nella visita pastorale del 1668. Una di queste donazioni, del 1750, ci fa pensare che la struttura dell’edificio e lo spazio antistante si siano più volte modificati nel tempo.
La devozione per il santo, nato attorno al 1345-50 a Montpellier e morto a Voghera verso il 1376-79, a Piossasco è molto più antica di quella seicentesca, legata alle invocazioni popolari contro la peste.
Un affresco medievale, ritraeva il santo in una edicola a ridosso delle mura dei castelli dove successivamente venne collocata una posa dei morti, scomparsa come l’affresco.
Nei feudi dei Signori di Piossasco la devozione verso San Rocco era diffusissima. Cappelle campestri sono presenti a Scalenghe e Airasca, due chiese sede di confraternite, a None e Volvera, si richiamano al santo.
La parrocchiale di Castagnole è dedicata a San Rocco.
La tradizionale icona non muta. I suoi simboli sono quelli del pellegrino: cappello, mantello, bordone, borraccia e conchiglia di S. Tiago di Compostela, cane, simbolo di fedeltà.
Un cane nelle campagne di Sarmato(Piacenza) gli fu unico amico, prima della sua incarcerazione e morte.
Bellissimo il quadro, del Sacchi, allievo del Moncalvo, commissionato dai signori di Piossasco, presente nella chiesa di S.Spirito di Volvera.
San Rocco e S.Antonio Abate affiancano la Madonna con il Bambino.
Il filo della devozione medievale che lega Piossasco ai santi taumaturghi , ausiliatori, protettori dei pellegrini si dipana ben oltre S.Vito e continua in San Rocco prima ancora della devozione seicentesca.
Non si dimentichi che nel muoverci da Piazza a San Rocco incontriamo il Pratorostro, dove al tempo della peste, resa celebre da Manzoni, verrà allestito il lazzaretto e successivamente la pietà popolare edificherà una cappella ex voto alla Madonna delle Grazie.
Per questo legame stretto, peste-San Rocco, nel Nord Italia, pur essendo il culto diffusissimo, il santo non ha mai riscosso troppe simpatie nelle attribuzioni del suo nome ai figli.
Tutta un’altra “filosofia” e storia quella del Sud, dove l’imposizione del nome ad almeno uno dei figli era un’assicurazione contro le malattie.
Per un santo che non è mai sceso sotto Roma è curioso.
Nella capitale un’arciconfraternita e una chiesa voluta da Papa Alessandro VI, dedicata al santo, si occuparono, fin dal 1499, di un ospedale per gli infermi e successivamente anche delle partorienti povere.
L’idea suscitata
da San Rocco del viandante, del pellegrino è ripresa in parte anche dalla più recente Cappella dei Galli, dedicata a Maria Ausiliatrice, nella frazione omonima, verso Sangano.
L’edifico del XX secolo, nella sua semplice facciata a capanna, ad una sola navata, si trova su un antico percorso devozionale nato appunto nel seicento.
Quando i piossaschesi si portavano al santuario del Lago di Avigliana per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo pestilenziale.
Romitaggio di cui si è persa la tradizione nei primi decenni del novecento.
Alla Madonna Ausiliatrice dei Galli affidarono le loro vite i militari piossaschesi della I° Guerra Mondiale. Una pergamena ne conserva ancora i nomi.
Alcuni dei sopravvissuti hanno lasciato traccia del loro ringraziamento e pellegrinaggio in ex voto, che si trovano al suo interno e nel santuario di Trana.
I quadretti arredano le nude pareti della cappella, testimoni di una fede popolare, di un’idea di cammino esistenziale interiorizzata manifestata in modo semplice.