CHIESA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

Parrocchia San francesco d'assisi piossasco

INTRODUZIONE STORICA

   Alla Borgata, uno dei tre insediamenti storici del luogo, cresciuto nel tempo, dagli ultimi due secoli del medioevo, attorno agli ingegni idraulici attivati lungo le sponde del Sangonetto, i PP.Minori Conventuali Francescani edificarono il loro convento con annessa chiesa tra il 1678-1679.

Si tratta della loro seconda istituzione.

Già nel 1638 ne costruirono uno a valle del ricetto dei Castelli, lungo la via che ancor oggi viene detta “del Convento Vecchio”, strada che dalla frazione Marchile sale al Borgo di San Vito.

Dedicato a Sant’Antonio da Padova

Uno dei successori più noti dell’Assisiate questo convento con la sua storia travagliata, segnato dalle vicende belliche seicentesche ebbe vita breve e portò i padri alla decisione di edificarne un secondo nel luogo dove col tempo la popolazione era cresciuta.

Questa iniziativa generò fin da subito tensioni tra la primitiva antica parrocchiale di S.Vito, i Conti di Piossasco e i Minori Francescani, nonché tra la popolazione dei vari insediamenti.

La prima vedeva nella cura animarum esercitata dai francescani una sottrazione delle prerogative diocesane da essa rappresentata.

I secondi percepirono invece in quell’atto un allentamento del loro peso politico economico su una parte consistente del paese.

Tensioni secolari che si protrassero fino ai decenni della seconda metà del Novecento ed ebbero il loro culmine, soppresso il convento a fine Settecento per le conseguenze ante e postrivoluzionarie, con l’erezione di questa chiesa in seconda parrocchia di Piossasco.

IL NUOVO CONVENTO

Il nuovo convento comprendeva la chiesa, il campanile, un edificio corrispondente all’attuale canonica e municipio, il claustrum, una tettoia, un’aia ed un giardino sul lato di ponente.

La chiesa presentava davanti alla porta, rivolta ad est, uno spazio sopraelevato con gradinata centrale, a destra l’entrata al chiostro ed un spazio cinto da mura fino all’unica via d’accesso prospicente l’attuale via Roma.

Chiesa e convento sul lato sud erano circondati da spazi semirurali e orti, alcuni sopravvissuti fino agli anni venti del novecento.

Non esisteva in origine né l’attuale via, né l’ala mercatale a ridosso. La piazza XX Settembre come la conosciamo oggi risale agli anni Settanta Ottanta dell’Ottocento, come ricorda la dedicazione della presa di Roma.

La chiesa era a navata unica, corrispondente ad una porzione di quella centrale attuale.

Si deve attendere il 9 gennaio del 1753, per la consacrazione dell’altare maggiore.

Pochi anni dopo, nel 1760, i Minori Conventuali terminano l’edificazione del nuovo insediamento monastico con l’erezione dell’attuale campanile.

Estratto Tipo regolare 16-aprile 1801

Estratto Tipo regolare 16-aprile 1801

Estratto Tipo regolare 16-aprile 1801 (documento integrale allegato 1)

Estratto Catasto Rabbini Orbassano 1864

Estratto Catasto Rabbini Orbassano 1864

ASTo, sezioni riunite, carte topografiche e disegni, ufficio generale delle finanze, tipo sezione II ufficio generale delle finanze,

Piossasco, mazzo 298, foglio 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto Catasto Rabbini.

Orbassano 1864

ASTo, sezioni riunite,

carte topografiche e disegni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONVENTO DELLA BORGATA

Non meno sfortunato del primo il convento della “Borgata” ebbe anch’vita breve: l’editto del Governo Repubblicano francese del 1797 (leggi rivoluzionarie giacobine) ne segnò la fine; nel marzo del 1798 i Padri lasciarono definitivamente il monastero.

Il 30 novembre dello stesso anno il notaio Valente, in rappresentanza della Comunità stipulò il patto di acquisizione di parte del convento per farne la nuova sede del Comune.

Dal 1798 il parroco di San Vito tornò pertanto ad essere l’unico riferimento della cura religiosa dei piossaschesi.

Tuttavia i borghigiani supplicarono l’Arcivescovo di Torino affinché inviasse qualche sacerdote a prendersi cura della chiesa abbandonata dai PP.Conventuali Francescani.

L’arcivescovo, Monsignor Carlo Luigi Buronzo del Signore accolse in parte la supplica. Il 20 giugno 1798, eresse la chiesa del soppresso convento a comparrocchiale alle dipendenze di San Vito.

Nello stesso tempo Il 24 settembre del 1798, il Consiglio Comunale deliberò di riscattare dal Tesoro Reale parte degli stabili del vecchio convento da destinarsi a canonica, scuola, e nuova sede del municipio con annessa abitazione del Segretario Comunale.

La storia di San Francesco non si concluse comunque con queste vicende e la sua emancipazione definitiva da S.Vito fu sancita dal decreto arcivescovile del 6 marzo 1799 che la elevò a seconda parrocchia cittadina e il primo maggio dello stesso anno venne nominato primo parroco Giovanni Matteo Mayna già francescano del convento soppresso.

VISITA PASTORALE

La prima visita pastorale della chiesa di San Francesco è datata 19 agosto 1826. l’Arcivescovo Colombano Chiaverotti (1818-1831), il verbale per la prima volta in modo esauriente descrive l’edificio come si presentava nei primi decenni dell’Ottocento:

Verbale

  • L’altare maggiore è di mattoni intonacati e dipinto per simulare il marmo.
  • Il Tabernacolo, in marmo e contenente una pisside in bronzo con coppa dorata, è rivestito internamente di seta di colore giallo dorato ed è chiuso da una porticina di legno ben scolpito rivestita internamente di seta con fiori d’argento e d’oro, con serratura e chiave bronzea.
  • Alle spalle dell’altare c’è il coro ben arredato.
  • L’altare di Sant’Antonio e di Sant’Anna, il primo lungo la parete di destra, è di mattoni, intonacato e lisciato per simulare il marmo. Ha un tabernacolo rivestito di seta bianca, con una porticina munita di chiave, per riporre l’Eucarestia.
  • L’altare di Santa Lucia è il secondo altare di destra. Il dipinto e gli ornamenti sono decorosi. Ha un tabernacolo al centro senza porticina.
  • L’altare della Madonna del suffragio, primo altare di sinistra, è di mattoni intonacati a simulare il marmo. Il quadro è bello e gli ornamenti sono decorosi.
  • Il secondo altare di sinistra manca della pietra sacra e necessita di restauri. Il dipinto mostra molti santi. Nessuno sa a chi sia dedicato l’altare.
  • La sacrestia, ampia, con armadi e armadietti per custodite gli arredi e i paramenti. Conserva due calici: uno d’argento (quello donato nel 1728 dal Conte Domenico di Chialamberto al convento di San Francesco) e l’altro in bronzo, con patene da ridorare entro il semestre. Manca un lavamani per i sacerdoti.
  • Il Battistero, chiuso da una cancellata, posto a sinistra entrando in chiesa, la vasca è in marmo, divisa in due parti, appoggiata a una colonna internamente forata per far defluire l’acqua in un deposito sotterraneo. Sopra la vasca un piccolo armadio contiene il necessario per il sacramento compreso il crisma contenuto in contenitori di stagno decorosi. Per l’Olio per gli infermi è predisposto un armadietto a muro, nella parte destra del coro, dietro l’altar maggiore.
  • Il Campanile, di sufficiente altezza, è aderente alla parte centrale dell’abside della chiesa e vi comunica attraverso una porta. Vi sono appese due campane entrambe della Comunità che è tenuta a fornire anche le corde per azionarle.
  • Il Coro semicircolare è di ampiezza sufficiente. Appesa al muro c’è una grande cornice in muratura lisciata e dipinta per simulare il marmo che contiene una grande pala che mostra San Francesco d’Assisi, titolare della parrocchia. Nel coro ci sono sedili e un leggio con un Antifonario.
  • Il Pulpito è appeso al muro in posizione adatta e vi si sale con una scala abbastanza comoda.
  • Quattro confessionali con tabelle e immagini sante sono collocati in luoghi abbastanza adatti.
  • I quadretti della Via Crucis sono piccoli ma decorosi.”

AMPLIAMENTI

Il costante incremento demografico dell’insediamento della Borgata rese successivamente necessari degli ampliamenti:

  • Don Cesare Obert (parroco dal 1823 al 1859) formulò l’ambizioso progetto di portare l’edificio a tre navate. Sotto la sua direzione i lavori, iniziati nel 1857, si arrestarono al compimento della navata laterale destra, dove egli è sepolto.
  • Don Giorgio Giolitti, teologo e suo successore (parroco dal 1859 al 1890), si adoperò per la costruzione l’altra navata; dotò inoltre la chiesa del coro, dell’organo (costruito dai fratelli Giovanni, Amedeo e Giuseppe Bussetti di Sagliano d’Andorno), dei quadri della Via Crucis. Nel 1862 acquistò dall’abbazia della Novalesa gli scranni del coro tutt’ora esistenti. In tale circostanza fu murata la porta che collegava il coro al campanile
  • Don Angelo Bosso, anch’esso teologo e parroco, sul finire dell’ottocento fece eseguire la decorazione e doratura degli interni della chiesa, arricchendola di un tondo del pittore Luigi Morgari (1857- 1935) rappresentante la Madonna del Carmine e Sant’Antonio da Padova, posto al di sopra dell’altar maggiore. Egli prospettò anche il prolungamento in avanti dell’edificio, progetto che poté essere realizzato solamente dal suo successore
  • Don Emilio Lanza, nei primi anni del 1900, durante la sua amministrazione, alle nuove necessità di ampliamento della chiesa si unì quello di migliorare il suo aspetto architettonico rimodulando le sue proporzioni. Nonostante gli ampliamenti, misurando all’interno metri 20 di larghezza per soli 27 di lunghezza, questa risultava sproporzionata. Un nuovo intervento portò l’edifico ad inglobare il terrapieno antistante la porta principale, verso l’attuale piazza Diaz, dando così alla costruzione un maggior equilibrio estetico. Questo spazio antistante in passato era servito anche da cimitero temporaneo per una piccola comunità boema qui in paese in ragione delle guerre della prima metà del Settecento.

NUOVI LAVORI

 I nuovi lavori eseguiti tra il 1901 ed il 1905 su progetto dell’architetto torinese Giuseppe Gallo (Caramagna Piemonte1860 – Torino, 1927) portarono all’attuale facciata, questa si segnala per maggiore profondità e altezza, per un’apprezzabile scalinata di accesso, per la presenza di balaustre nella parte bassa e alta, per una forma diversa dalle precedenti delle finestre e del rosone centrale, per gli acroteri stilizzati, per un arco di cornici.

La precedente era interamente in mattoni a vista, con timpano e salienti curvilinei sulle navate laterali; al di sopra del portale centrale campeggiava un’apertura semicircolare, mentre sugli ingressi ai lati e al centro del registro superiore si aprivano finestre ovali.

L’antico mattonato della chiesa e della facciata resta visibile nella torre campanaria, segnata oggi dalla sopraelevazione rispetto al suo primitivo sviluppo.

Sul castello delle campane è presente ancora il quadrante dell’antico orologio e la scritta TEMPORUM AGUSTI PATRUM DIVI ERANG PIETAS OPITUI ANTE COMP –  MDCCLX (data della sopraelevazione).

In occasione dell’abbattimento dell’antica facciata fu necessario asportare l’orchestra e la cassa dell’organo; l’orchestra venne ricostruita immediatamente, la cassa dell’organo solo nel 1924, in occasione di una nuova ristrutturazione interna della chiesa.

RESTAURO NUOVA CANONICA

Nel 1924 anche la casa canonica venne restaurata e abbellita. Sul lato di piazza XX Settembre fu realizzato un portico e una duplice scalinata con loggette in granito di Perosa Argentina che eliminando un piccolo giardino vitato diede l’accesso diretto al coro e alla navata di sinistra.

Seguì inoltre una nuova decorazione degli interni, commissionata l’anno precedente a Giovanni Capriolo di Vercelli, direttore di una cooperativa di pittori e decoratori.

Egli eseguì a calce la decorazione della navata centrale e delle due laterali; dipinse in finto marmo a olio le pareti del coro, del presbiterio e le lesene della parte vecchia della navata centrale, provvedendo altresì alla stuccatura delle lesene della parte nuova e delle navate laterali realizzò inoltre la doratura dei capitelli e delle cornici.

Nel corso dei lavori si ultimarono le due nicchie poste nelle navate laterali in prossimità della controfacciata, contenenti oggi le statue di San Luigi Gonzaga e di Sant’Isidoro.

Nello stesso tempo furono realizzati i due altari con le nicchie e gli ornati delle cappelle del Sacro Cuore di Gesù e della Madonna Consolata, su progetto di Giuseppe Gallo.

Tutti questi interventi decorativi interni sono testimoniati dalla data vergata presso l’affresco del Sant’Antonio da Padova nella cupola presbiteriale.

Cartolina fine ‘900 Piazza XX Settembre prima della realizzazione della scala di accesso laterale.

Chiesa San Francesco Cartolina fine 900 Piazza XX Settembre

Chiesa San Francesco Cartolina fine 900 Piazza XX Settembre

Cartolina fine ‘900, prima dell’ampliamento della chiesa

Piossasco Chiesa San Francesco Cartolina fine 900

Chiesa San Francesco Cartolina fine 900

Fasi costruttive Chiesa di San Francesco

Fasi costruttive Chiesa di San Francesco D'Assisi

Fasi costruttive Chiesa di San Francesco D’Assisi

ASPETTI ARCHITETTONICI E SIMBOLOGIA CRISTIANA

EVOLUZIONE ESTERNA DELL’EDIFICIO

   Il fronte della Chiesa di S.Francesco è rivolta a nord-est sulla Piazza A. Diaz e via Roma.Il fianco destro, è privo di elementi architettonici degni di nota, prospetta a nord-ovest sulla piazza Tenente Nicola prospicente il Municipio.

Il fianco sinistro, rivolto a sud-est, si schiera lungo l’Ala del mercato e la centrale piazza XX Settembre; il corpo di fabbrica si prolunga oltre la chiesa inglobando la casa e altri locali parrocchiali; questa parte è arricchita architettonicamente dalle scale e dai loggiati realizzati su progetto dell’arch. Giuseppe Gallo a inizio ‘900.

Uno sguardo d’insieme evidenzia come la chiesa, la casa parrocchiale e la sede municipale fossero originariamente un complesso unico: l’antico convento francescano.

Il primitivo chiostro ha dato origine all’attuale piazza Tenente Nicola al centro della quale è ancora visibile l’antico pozzo conventuale (manca la vera).  

La facciata novecentesca della chiesa, realizzata dall’arch. Giuseppe Gallo, è ad ordini sovrapposti, suddivisa verticalmente in tre parti affiancate: la navata centrale è delimitata da lesene accoppiate, aggettanti rispetto al filo di fabbrica e sormontate da un segmento semicircolare di volta a cassettoni con motivi decorativi a rosone, il tutto concluso da un timpano triangolare sul quale si alza una croce in ferro.

Al centro del timpano la parola DOM e la decorazione di una conchiglia.

La conchiglia

fa parte del patrimonio immateriale collettivo. Ha sempre avuto delle connotazioni positive associata all’amore, alla nascita, alla riproduzione al pellegrinaggio. La conchiglia è il simbolo tradizionale di Giacomo, figlio di Zebedeo, ed è popolare tra i pellegrini lungo il Cammino di Santiago di Compostela

NAVATE LATERALI

Le navate laterali presentano balaustre antistanti e sovrastanti la copertura delle navate stesse. In asse alla navata centrale si apre il portale d’ingresso, preceduto da ampia scalinata; al di sopra del portale, nell’ordine superiore, una finestra reniforme dà luce.

Le navate laterali sono illuminate da due baricentriche finestre ovali allungate.

I lati del timpano e le estremità delle balaustre sovrastanti sono decorati da acroteri in pietra a forma di fiaccola richiamanti la luce eterna.

Tutti i fronti esterni dell’edificio sono ora intonacati e tinteggiati, mentre nella precedente facciata ottocentesca erano interamente in muratura con mattoni a vista.

Sull’architrave del portale, campeggia, una simbolica conchiglia.

Il campanile in mattoni a vista, a base quadrangolare, è collocato baricentrico nella parte retrostante dell’edificio ecclesiastico.

Termina con cella campanaria a quattro aperture con archi a tutto sesto, ornata agli angoli da lesene con capitelli sagomati e piccole volute La cuspide piramidale, con finitura in scaglie di rame, è appoggiata su un basamento dove sono collocati gli orologi ed è affiancata da quattro acroteri in pietra a forma di pigna (simbolo di forza vitale e d’immortalità).

La Pigna

frutto del pino, in diverse civiltà ha racchiuso in sé i significati simbolici di forza feconda, immortalità, divinità che rigenera la vita, riconosciuti da molte culture antiche e fatti propri anche dal Cristianesimo

EVOLUZIONE INTERNA DELL’EDIFICIO

Varcato il portone in legno si accede all’aula ecclesiastica attraverso un’ampia bussola in legno a quattro porte.

La chiesa si presenta a pianta longitudinale suddivisa in tre navate, a intervallate da sei campate; la navata centrale si conclude nell’abside semicircolare coperta da semi cupola costolonata, dove è collocato il coro, coperta da volte a botte unghiate, lunettate alternate, mentre l’abside Le navate laterali sono coperte da volte a vela alternate da volte a botte mentre la sesta campata di entrambe le navate è coperta da volta a vela cupoliforme.

Il pavimento è in piastrelle di pietra di Barge (bargioline grigie).

L’apparato decorativo sontuoso è ottocentesco, con rimaneggiamenti dei primi decenni del Novecento. 

I sei grandi pilastri sono arricchiti da lesene decorate a finto marmo su cui poggiano capitelli decorati con volute doriche, elementi floreali e foglie d’acanto; i capitelli sono tinteggiati con colore avorio e oro.

Gli archi tra i pilastri presentano elementi floreali monocromatici.

Al di sopra di questi corre un ricco cornicione che sorregge un balconcino ad uso dell’apertura dei finestroni che si aprono nella volta ed illuminano l’aula ecclesiastica.

Tutti i componenti architettonici delle volte: lunette, unghie, costolature, sono decorate con elementi monocromatici geometrici e floreali, foglie d’acanto e ghirlande d’alloro (simbolo di potenza, vittoria, gloria ed essendo una pianta sempreverde anche simbolo di immortalità).

L’acanto

pianta spontanea era considerato simbolo di verginità.

Nella tradizione classica le foglie erano elemento di decoro. Nel cristianesimo primitivo e poi in quello medievale l’acanto diventa il simbolo della Resurrezione.

Mentre le foglie di alloro sono soprattutto un simbolo di gloria eterna, di realizzazione speciale, successo e trionfo

I canestra di frutti

rappresentano sia il dono e la ricchezza sia il tema delle Vanitas

Inoltre vasi di frutti, simbolo dei prodotti della terra offerti a Dio.

Significative le numerose rappresentazioni floreali con otto foglie d’acanto per il loro significato simbolico che rimanda

Alla tradizione numerologica biblica antica come ai vangeli.

La conchiglia è tuttavia l’elemento decorativo più presente per i suoi rimandi classici, cristiani delle origini come della successiva tradizione del pellegrinaggio medievale.

LA NAVATA CENTRALE

Nella controfacciata è collocato l’organo a canne appoggiato su un elegante balconcino; fu realizzato dalla ditta Balbiani-Bossi di Milano nel 1935, al tempo del Teologo don Carlo Gianolio, parroco dal 1931 al 1967.

La famiglia Balbiani poi Balbiani Vegezzi-Bossi fu una celebre dinastia di maestri organari, originari di Milano, attivi per molte generazioni tra l’inizio dell’Ottocento e primo Novecento. Le loro opere si ritrovano un po’ ovunque in Lombardia ed in Piemonte.

E’ stato oggetto di restauro nel 1995.

Sopra agli archi minori tra i pilastri che delimitano le navate, quattro riquadri monocromatici rivolti verso quella centrale rammentano le Virtù cardinali, denominate anche Virtù morali cristiane: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.

Al terzo pilastro sinistro si trova il pulpito in legno, completo di schiena e baldacchino, elegantemente scolpito, ormai elemento puramente artistico decorativo.

Sull’arco maggiore un ovale con le lettere IHS (con una croce sulla H).

IHS

crisogramma abbreviazione del nome di Gesù, fin dal Medioevo ha avuto un uso amplissimo nell’arte figurativa della Chiesa usato come simbolo cristiano nella decorazione di edifici, arredi e paramenti.

Particolare impulso alla diffusione del trigramma è stato dato da san Bernardino da Siena

Sembra sorreggere il grande affresco della cupola del presbiterio, sopra l’altare maggiore, in cui è raffigurata la Madonna del Carmine e Sant’Antonio da Padova (opera del pittore Luigi Morgari – Torino 1857-1935).

Il presbiterio è collocato nella sesta campata con altare maggiore in muratura dipinta a finto marmo. Non è più presente la balaustra che delimitava il presbiterio dall’aula ecclesiastica.

La chiusura del tabernacolo ci presenta in rilievo un pellicano che nutre col suo sangue i suoi piccoli. Antica leggenda medievale che richiama però per similitudine il sacrificio del Cristo presente nell’eucarestia.

Nella zona absidale, accessibile da due varchi ai lati dell’altare si trova il coro caratterizzato da 21 stalli con sedute, braccioli e schienali in legno, di semplice fattura e coronati da una cornice aggettante sempre in legno.

Nella parete absidale si trova una grande ancona, raffigurante il santo titolare della chiesa con la Vergine Maria, inserita in una importante cornice in stucco decorato a finto marmo, sorretta da due angeli.

Sulla parete destra del coro un altro dipinto di notevoli dimensioni rappresenta la Madonna del Carmine nell’atto di presentare lo scapolare a San Simone Stock.

Lo Scapolare

è l’abito di Maria del quale i carmelitani si rivestono come simbolo di legame figliale. Per i laici è ridotto a due rettangoli di stoffa, che si possono indossare sotto gli abiti.

Sesto priore generale dell’ordine carmelitano.

Questa tela era originariamente nella vicina Chiesa della Madonna del Carmine, ora sconsacrata e di proprietà della Città di Piossasco.

Al centro della cupola costolonata del coro si osserva la colomba tridimensionale, simbolo dello Spirito Santo.

LA NAVATA DESTRA- ARREDI ARTISTICI

  • Controfacciata: statua lignea di Sant’Antonio da Padova
  • Prima campata: in una nicchia la statua di Sant’Isidoro. Attributi iconografici: attrezzi agricoli, pala, aratro.
  • Seconda campata: porta secondaria di accesso da Piazza Tenente Nicola (piazza del Municipio)
  • Terza campata: altare dedicato alla Madonna Consolata (progetto dell’arch. Giuseppe Gallo). Altare in marmo con elegante tabernacolo; l’icona è inserita in una cornice dorata circondata da cherubini due dei quali sorreggono la corona dorata tridimensionale.
  • Quarta campata: pregevole confessionale in legno e lapide posta a ricordo di Don Cesare Obert (parroco dal 1823 al 1859), l’ultimo prete ad essere seppellito nel sepolcreto della chiesa riservato agli ecclesiastici.
  • Quinta campata: altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù (progetto dell’arch. Giuseppe Gallo). La statua è in una nicchia decorata con ghirlande floreali e un cherubino. Ai lati quattro colonne cilindriche in finto marmo coronate da capitelli corinzi con foglie d’acanto
  • Sesta campata: in una grande teca in vetro è custodito il gruppo statuario della Madonna del Carmine attribuita a Stefano Maria Clemente (XVIII sec). Originariamente la statua apparteneva alla vicina Cappella del Carmine eretta sul finire del XVII, inizio XVIII secolo.
  • Si tratta di un gruppo ligneo di notevole fattura con finiture in oro, rappresentante la Madonna con Gesù bambino in braccio, entrambi nell’atto di donare lo scapolare (o abitino) e da quattro angioletti che reggono – a coppie – la grande corona dorata sul capo della Vergine e due candelabri a tre bracci. (I candelabri di tal fattura un tempo erano detti popolarmente “le tre Marie”: Maria madre di Gesù, Maria di Cleopa, Maria di Salome).La festa della Madonna del Carmine, celebrata dalla chiesa il 16 luglio, è festa patronale della Città di Piossasco. Il gruppo scultoreo è stato oggetto di restauro nel 2016 con il rifacimento di quattro sculture scomparse a seguito del furto vandalico del 22 nov. 2013. Il restauro è stato eseguito dalla ditta Doneux e Soci di Torino.
  • Nella cupola della sesta campata sono dipinti angeli e cherubini in cielo azzurro. 
  • Parete di fondo: altare dedicato a San Giuseppe. L’icona tridimensionale è in una nicchia della parete sopra un altare di semplice fattura.

LA NAVATA SINISTRA- ARREDI ARTISTICI

  • Controfacciata: il Fonte Battesimale, di modeste dimensioni, qui collocato dopo l’ultimo ampliamento della chiesa. La vasca in marmo, è divisa in due parti: una per l’acqua benedetta da usare per il battesimo, l’altra per farla defluire durante il rito.
  • Prima campata: in una nicchia caratterizzata da una grande conchiglia, si trova la statua di San Luigi Gonzaga, religioso gesuita; attributi iconografici: crocifisso, giglio
  • Seconda campata: gruppo scultoreo della Pietà.
  • Terza campata: Altare completo di tabernacolo su cui si elevano quattro colonne cilindriche terminanti con capitelli e trabeazione. L’icona rappresenta Maria Vergine con il Bambino Gesù e tre sante con elementi simbolici del loro martirio: Sant’Apollonia di Alessandria (giovane donna, tenaglia che stringe un dente, palma del martirio), Sant’Agata (giovane donna, seni in un vassoio, palma del martirio), Santa Lucia (giovane donna, occhi su un vassoio o in uno stilo, palma del martirio). Una quarta figura femminile con due bambini in braccio rappresenta la Carità.
  • Quarta campata: confessionale simmetrico a quello della navata destra.
  • Quinta campata: Altare dell’Immacolata Concezione. Altare in marmo completo di tabernacolo. La statua è collocata in una piccola nicchia incorniciata da due lesene e due colonne cilindriche. In alto una vetrata policroma con l’immagine di Dio Padre.
  • Sesta campata: interamente dipinta in monocromo con conchiglie ed elementi geometrici e floreali; nella cupola sono rappresentati angeli e cherubini nell’immensità celeste.

    Il Privilegio Sabatino
    promessa fatta dalla Madonna, S. Simone Stock (1251), di liberare dal Purgatorio le a nime dei religiosi e dei confratelli dell’ordine nel primo sabato dopo la loro morte
        
  • Parete di fondo: altare della Madonna del Suffragio con altare in marmo e tabernacolo. Nell’icona, che ricorda il Privilegio Sabatino, la Vergine del Carmelo libera dal fuoco del purgatorio una giovinetta. (Il privilegio consiste nell’assistenza della Madonna alle anime che in vita portarono devotamente lo scapolare, perché vengano liberate al più presto dal purgatorio, specialmente nel primo sabato dopo la loro morte).

LA SACRESTIA

Dalla navata sinistra un corridoio adiacente il presbiterio e il coro consente di raggiungere la sacrestia. Nel corridoio si trovano tre lapidi marmoree. Quella datata 16 ottobre 1696, ricorda il legato testamentario del Cavaliere imperiale Giuseppe Ambrosio di Chialamberto di duecento monete d’oro per una messa settimanale perpetua, è la prova lapidea che, in quella data, la chiesa è già costruita e operante.

Nella sacrestia si trovano armadi e arredi in legno per il deposito e la conservazione di paramenti ed oggetti liturgici. In particolare sono conservati alcuni reliquiari che, secondo la tradizione, contengono reliquie del Legno della Croce, di Sant’Agata, di Santa Lucia, di Santa Apollonia e di San Francesco d’Assisi. Dalla sacrestia si accede alla casa parrocchiale.

San francesco Piossasco nevicata 1985

San francesco Piossasco nevicata 1985

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