L’AFFRESCO “CROCIFISSIONE E QUATTRO SANTI”

Associazione Vorona Verde Di san Vito

Associazione Vorona Verde Di san Vito

Da manuale Dell’associazione Corona Verde di San Vito

Immagini e foto Franco Mottura testi di Gianfranco Martinatto

deposizione

Riproduzione fotografica affresco crocifissione e 4 santi

Riproduzione fotografica affresco crocifissione e 4 santi

Al secondo piano della ex-canonica, già sede del monastero annesso alla chiesa, in un ambiente trasformato in corridoio, si trova un affresco composito con una crocifissione e varie figure di santi, di pregevole fattura.

Gli studiosi concordano, seppur con diverse sfumature, nell’ascrivere quest’opera ad ambito jaqueriano collocandola intorno al 1450-1460. 

Giacomo Jaquerio è un pittore torinese vissuto tra il 1375 e il 1453.

Sono visibili suoi affreschi a Ginevra, nel Castello di Fenis, nel Castello di Manta (vicino a Saluzzo) e nella Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso

Questo affresco è stato oggetto di accurato recente restauro conservativo.

La Crocifissione

è scandita dalla figura del Cristo attorno a cui si raccolgono, in alto, i due ladroni e, in basso, il gruppo delle pie donne e la coorte di soldati e dignitari.

L’atmosfera è più solenne che drammatica. L’ombra indugia con chiaroscuro lieve.

Un cielo azzurrino ed il paesaggio con sullo sfondo le tre croci, sono evidenti richiami alla pittura fiamminga.

Così come il perizoma di Cristo svolazzante  per un soffio di vento ci rimanda alla pittura di Rogier van der Weyden.

La Città di Gerusalemme è appena abbozzata sullo sfondo e un albero isolato, esile, sembra volersi elevare per raggiungere il cielo.

Il gruppo dei dignitari

(dottori della legge) commenta in modo contenuto, quasi sussurrando, il tragico avvenimento.

Le figure sono indagate nei tratti fisici ed espressivi dei volti; le tuniche ed i manti nonché la foggia dei copricapi sono resi con ricchezza di dettagli orientali.

Spesso un personaggio veniva dipinto di spalle per rappresentare “noi” che stiamo osservando, e quindi per inserirci direttamente nella scena. 

Gruppo delle Marie

Più strettamente jaqueriano è il che con Giovanni Evangelista si stringono alla Madonna in un muto e solidale cordoglio.

Più di ogni altra figura domina la Maddalena, bellissima, le mani tremule, lo sguardo verso il Cristo, le lacrime a fior di ciglia.

Di grande effetto la rappresentazione dei capelli e la trasparenza del velo.

Giovanni, l’unico degli apostoli di Gesù che rimane presso la croce fino alla morte del suo maestro, sorregge la Vergine nello svenimento (dagli Apocrifi).

Le altre due figure femminili sono (nell’interpretazione dei vangeli di Matteo e Marco): Salome, madre dei figli di Zebedeo (Giacomo Maggiore e Giovanni) e Maria, madre di Giacomo minore e di Joses, Giuseppe.

Tutte le figure hanno il viso rigato dalle lacrime.

Il ladrone cattivo

(Gestas, secondo gli Apocrifi) contorce il suo corpo in un atteggiamento di ribellione e di aperta sfida verso il Cristo, mentre dalla sua bocca esce l’anìmula subito rapita dal diavolo

Il ladrone buono

(Disma) piega invece il capo in significativo atteggiamento di preghiera e di umile pentimento, mentre l’anìmula esce dalla sua bocca ed è accolta dall’angelo ed accompagnata verso la salvezza eterna.

(Anìmula: raffigurazione pittorica dell’anima di un defunto in forma di piccolo idolo nudo e alato)

il centurione Longino

La figura si spalle solo scontornata rappresenta il quale aveva il compito di accertare la morte dei crocifissi e se erano ancora vivi spezzava loro le gambe, come in effetti fece ai due ladroni.

Essendo Gesù già morto gli trafigge il costato con la lancia.

Secondo i Vangeli dalla ferita sgorgò sangue ed acqua. Attraverso la descrizione evangelica e le impronte sindoniche, oggi la scienza ci evidenzia che il colpo di lancia avvenne effettivamente quando Gesù era già morto

Secondo antiche leggende il sangue del costato del Cristo crocifisso sarebbe stato raccolto da Giuseppe di Arimatea nella coppa con la quale Gesù celebrò l’Ultima Cena: il Sacro Graal.

Oggetto leggendario dai poteri straordinari fin dal Medioevo ha scatenato la fantasia popolare e quella di molti scrittori che ne hanno narrato il suo mito attraverso saghe e poemi cavallereschi.

È stato cercato in ogni dove, anche perché i suoi poteri, secondo la leggenda, donerebbero vita eterna e conoscenza.

Tuttavia non tutti i mortali saranno in grado di raggiungere il Graal, ma solamente coloro che sono puri di cuore.  

Ai piedi del buon ladrone un uomo in abiti semplici, un contadino; forse la rappresentazione
del Cireneo?     O forse quella del committente?

La figura femminile anch’essa solo scontornata e con abiti regali non è identificabile (una santa? Una committente?).

Crocefissione La figura femminile

La figura femminile

Potrebbe trattarsi di una pittura ultimata (i tratti sono ben curati e dettagliati), ma potrebbe essere anche un disegno preparatorio su cui è stata posta la pittura a secco che col tempo è caduta

Quattro Santi

Nella fascia sottostante campeggiano, che illustrano preferenze di culto locale. Da sinistra, S. Cristoforo, S. Vito giovinetto, S. Sebastiano in abito da cavaliere e S. Antonio abate.

Sopra il manto di S. Antonio è ben visibile il segno del TAU: ricorda la presenza in Piemonte dei Canonici Regolari di Saint-Antoine en Dauphiné, che in queste terre contavano numerose case tra le quali la celebre Precettoria di S. Antonio di Ranverso non lontano da Piossasco

Tra i santi compare lo stemma del frate cistercense (e poi parroco) Gabriele De Buri.

I quattro santi bene rappresentano le domande religiose taumaturgiche del pellegrino medioevale: 

  • Sant’Antonio era richiesta la cura dell’herpes zoster,
  • San Sebastiano la difesa dalla peste,
  • San Vito la difesa dalla corea e idrofobia
  • San Cristoforo la protezione durante il viaggio
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