Da tempo immemorabile
ad ogni latitudine, in ogni religione, i monti sono luoghi privilegiati nell’incontro del uomo con il divino. Sinai, Tabor, Olimpo suffragano la tesi che una cima ci avvicina maggiormente a Dio.
Con la diffusione del cristianesimo, nel nostro Piemonte le montagne sono state presidiate da costruzioni religiose, fin dall’Alto Medioevo.
La visibilità di chiese , edicole, croci rafforzava visivamente l’avanzare dell’evangelizzazione.
La sacra di S.Michele sul monte Pirchiriano, rappresenta emblematicamente questa filosofia insediativa.
Non sfugge in questo caso alla nostra attenzione neanche l’aspetto strategico militare dell’occupazione dei rilievi.
Lo si comprende dalle dedicazioni.: S.Valeriano, S.Chiaffredo, S.Magno, S.Ponzio…. soldati , martiri accumunati nello stesso tempo, dalla fede e dal servizio militare.
La nostra montagna di San Giorgio rientra in questo quadro simbolico strategico dove fede e istituzioni medievali si intrecciano.
L’ampio spettro offerto dalla sua altezza, sulla pianura e sulle vie di comunicazione, fa si che la potente famiglia arduinica lo controlli.
La marchesa Adelaide, figlia di Olderico Manfredi, lo dona all’abbazia di Pinerolo nel 1064.
Non sappiamo se sia questa abbazia ad insediare sulla sommità il piccolo cenobio esistente o questo risalga a prima del Mille, come la chiesa annessa, ricordata già nella donazione del 999, fatta dal vescovo Gezone, alla neonata abbazia torinese di S.Solutore.
I resti dell’edificio religioso, ancora oggi visibili, ci parlano di una costruzione romanica con abside trilobata rivolta, come è tradizione, a levante.
La facciata, in origine, era sovrastata da un porticato, ora ridotto a ruderi.
Gli affreschi presenti, ascrivibili al XIV secolo, presentavano un ciclo di scene sacre con S.Giorgio, nella classica iconografia dell’uccisione del drago.
Manomessi da furti ripetuti, oggi non sono più visibili.
La stessa scena Conrino Piossasco de Feys, vicario dell’abate della sacra di S.Michele, la fa dipingere all’interno dell’abbazia, con affianco l’arma dei nove merli e il castello consortile.
L’antica devozione piossaschese a San Giorgio, è testimoniata da una pergamena in cui sono descritti alcuni martirologi, databile attorno al Mille.
Probabilmente questa accompagnava le reliquie dei santi in questa citati. Sulla sommità del monte, altri edifici ad uso dei monaci circondavano la chiesa. Celle, ricoveri per gli animali e un pozzo.
La campagna di cavi intrapresa dall’università di Torino, nel 1979, ha portato al ritrovamento del luogo di sepoltura e di due salme.
La chiesa di San Giorgio,
assieme alla primitiva di S.Vito, ci ricorda come il cristianesimo si sia diffuso in queste terre piossaschesi, ancora dominate da boschi e selve, di piano e di monte, attraverso la presenza monastica e la diffusione delle reliquie dei martiri.
Con quest’ultime si sono consacrati gli edifici. Nelle pietre, nel basamento di un altare le reliquie di Giorgio, Vito, Gervaso e Protasio e molti altri testimoniano tuttoggi la continuità di quella fede che giunge da lontano.
Dicembre 2007